Quanto costa essere donne? La tassa rosa

La Pink Tax è una tassa invisibile all’occhio, ma molto nota al portafoglio, e consiste in un prezzo maggiorato per tutti quei prodotti destinati al pubblico femminile.

Si tratta di una scelta di marketing basata su uno stereotipo di genere che vede la donna come una consumatrice con molto più tempo libero che spende soldi che non guadagna, si tratta di una figura lontana dalla realtà, ciononostante, è sufficiente mettere in vendita un prodotto femminile per renderlo automaticamente più costoso di uno perfettamente identico rivolto al consumatore maschile.

Il prodotto è lo stesso, il marchio, la qualità, le caratteristiche: cambia solo il soggetto a cui è destinato! Le donne, quindi, sono costrette a pagare di più per avere gli stessi identici prodotti degli uomini. Nel 2015 il Dipartimento degli Affari dei Consumatori di New York ha svolto una ricerca sulla differenza di prezzo di vari prodotti.

Alcuni esempi

È emerso, ad esempio, che nel mercato dei giocattoli alle bambine sono riservati giochi che costerebbero il 7% in più rispetto agli equivalenti per i maschietti. I prodotti per l’igiene personale, invece, costerebbero il 13% di più per le donne. In quest’ultimo caso, rientra la c.d. Tampon Tax, ovvero il mantenimento dell’Iva al 22% (ora abbassata solo fino al 10%), alla pari dei beni di non prima necessità; contrariamente ai rasoi maschili per i quali l’Iva è calmierata al minimo, il 4%.

Attenzione però esiste anche una Blu Tax per gli uomini, meno sentita e meno presente, ad esempio, gli uomini pagano gli articoli sportivi l’8% in più rispetto alle donne.

Ma perché tutta questa differenza? La risposta è semplice e il mondo del marketing la conosce bene: le donne acquistano maggiormente di impulso e tendono a spendere mediamente di più rispetto agli uomini. Tuttavia, dovremmo ricordare che chi spende di più e tende maggiormente all’acquisto ha anche un maggiore potere contrattuale, come consumatrici.

Ciò significa che tutte le nostre scelte al momento di fare la spesa spesa, spostano denaro e influiscono di conseguenza sulle scelte commerciali delle aziende.

Alcuni consigli

Alcuni consigli per difenderti dalla tassa rosa:

– Compara i prezzi: nei negozi, dove i reparti uomo e donna sono separati, è più difficile, ma online bastano un paio di clic per capire se c’è odore di Pink Tax;
– Raffronta i modelli: a volte non è facile capire dov’è la fregatura, se ti sembra che ci sia un rincaro ingiustificato, solo perché cambia il colore o qualche piccolo dettaglio, forse sei di fronte alla tassa rosa. Ad esempio, il packaging dei prodotti destinati alle donne sono rosa o con tinte brillanti o pastello che invogliano molto di più all’acquisto rispetto ai colori scuri e meno brillanti;
– Fidati del tuo istinto: sei indecisa tra un vestito nero o colorato. In teoria, quello colorato dovrebbe costare meno; i colori basic delle collezioni permanenti di solito costano un po’ di più dei colori strani di stagione.


Chi sono le assistenti familiari a Bologna?

Chi sono le assistenti familiari a Bologna? Se ne può avere un’idea parziale guardando i dati dell’INPS che però riguardano solo chi è in regola, le persone che lavorano completamente in nero si stima che siano tante quante quelle in regola.

Nel 2020 le badanti in provincia di Bologna erano 12.607 con un aumento negli ultimi 10 anni sostanzialmente costante (erano 9137 nel 2011). Come è noto si tratta quasi sempre di donne (95%) e di straniere (86%). La percentuale di donne non si è modificata negli ultimi 10 anni.

Invece è diminuita la percentuale di straniere, dal 95% al 86%. La crescita di badanti italiane deriva probabilmente dalla crisi ormai permanente che spinge molte donne italiane a fare questo lavoro in mancanza di meglio, bisognerebbe però anche sapere quante sono le badanti straniere che negli ultimi 10 anni hanno preso la cittadinanza italiana.

Provenienza

La provenienza vede prevalere nettamente le cittadine dell’Europa dell’est (sia comunitarie che extracomunitarie) con il 67% del totale, seguono le italiane con il 13% e tutte le altre con 19%. L’età di chi fa questo lavoro è piuttosto alta, il 65% ha più di 49 anni, l’11% ne ha più di 65. Le badanti provenienti dall’Europa dell’est hanno un’età più alta della media (il 72% ha dai 50 in su), mentre le italiane sono più giovani (il 58% ha dai 50 in su).

In ogni caso non è un lavoro per giovani, sotto i 40 anni c’è solo il 14% del totale. Per quanto riguarda il periodo coperto da contributi, la maggior parte si colloca ad un livello superiore alle 35 settimane (52%). Mentre le italiane superano le 35 settimane nel 46% dei casi, quelle dell’Europa dell’est raggiungono il 54% e le filippine il 67%.

Da 50 a 52 settimane, quindi con una copertura integrale dell’anno, si trovano il 27% delle italiane e il 32% delle lavoratrici dell’Europa dell’est. Anche in questo caso le filippine battono tutte con il 43%. Per quanto riguarda l’orario di lavoro prevalgono le fasce di ore di lavoro settimanale da 50 a 59 ore con il 43% del totale seguita dalla fascia da 25 a 29 ore con il 13%. Se distinguiamo per provenienza verifichiamo che le italiane hanno un orario di lavoro dalle 50 ore in su solo nel 14% dei casi mentre quelle dell’Europa dell’est superano la metà. Rilevante il caso di chi proviene dall’Asia medio orientale con il 63%. L’orario supera le 24 ore nell’84% dei casi, per le italiane si scende al 57% e per quelle dell’Europa dell’est si arriva all’89%.

Questa differenza al ribasso dell’orario di lavoro delle italiane dipende probabilmente da una minore propensione alla residenzialità presso l’assistito.

Quale reddito?

Per quanto riguarda il reddito, sotto i 5.000 euro si colloca il 27% di chi viene dall’Europa dell’est e il 48% delle italiane. Nella fascia di reddito più alta, quella da 13.000 euro in su, si collocano il 11% delle italiane e il 25% di chi viene dall’Europa dell’est. In cima a questa classifica sono le badanti dell’Asia mediorientale (32%).
Le italiane sono sempre sotto la media relativamente a tutti gli indicatori di stabilità del lavoro (orario, settimane coperte da contributi e retribuzione complessiva). Si può fare l’ipotesi che le italiane usino questo lavoro come un ripiego e che ci sia un minore ricorso alla residenzialità, inoltre potrebbe esserci un maggiore ricorso ad un uso parziale del lavoro nero. Le italiane inoltre sono più giovani. Infine non è soggetta a cambiamenti l’idea che questo sia un lavoro per donne.


Contrattazione con i comuni: cosa chiediamo e cosa abbiamo ottenuto

La contrattazione sociale nell’area metropolitana 2021-2022 si è avviata a fine 2021, su tutto il territorio metropolitano, la consueta stagione di contrattazione sociale, in occasione della presentazione dei bilanci comunali di previsione.

Un avvio faticoso, a causa anche dall’emergenza sanitaria, con le incertezze che ancora permangono. Inoltre, nel mese di Ottobre, la definizione degli incarichi, in particolare quelli metropolitani, nella nuova amministrazione comunale di Bologna.

Come sindacati, presentate a tutti le piattaforme, si sono avviati i confronti con la maggioranza di quei comuni che avevano deciso di approvare i bilanci preventivi entro il 2021, mentre alcuni procederanno all’approvazione dei loro bilanci solo nei primi mesi del 2022.

Si sono raggiunti accordi con vari comuni, anche se si evidenziano alcune criticità.

Quali comuni abbiamo coinvolto?

Oltre al confronto con il comune di Bologna, sono stati 25 gli incontri con i Comuni e due con le Unioni. I 20 comuni coi quali si è giunti ad un accordo sono: Casalecchio di Reno, Zola Predosa, Valsamoggia, Monte san Pietro, Loiano, San Lazzaro, Ozzano, Granarolo, Malalbergo, Minerbio, Baricella, Castel di Casio, Castiglione dei Pepoli, Calderara di Reno, Argelato, Bentivoglio, Pieve di Cento e Castello d’Argile, Lizzano in Belvedere e Camugnano.

Con gli altri cinque la trattativa si deve ancora concludere, ma potrebbe avere esito negativo a Monterenzio, Crevalcore, Castel Maggiore, San Pietro in Casale e Galliera. Nelle due unioni incontrate finora, Reno Lavino Samoggia e Unione dell’Appennino, si sono raggiunte intese sul bilancio.

Gli effetti della pandemia hanno aggravato le difficoltà di alcuni bilanci comunali, soprattutto a causa delle spese sostenute per affrontarla. Questa la ragione sostanziale del dissenso da parte sindacale sulle manovre preventive di bilancio, in quanto alcuni comuni hanno deciso di aumentare le tariffe.

Non potevamo condividere questa scelta, quando anche la manovra governativa, per quanto a parer nostro insoddisfacente, prevedeva una riduzione delle tasse per i cittadini.

Aumentano le tariffe?

Inaccettabile che, mentre il governo dava con una mano, i comuni prendessero con l’altra. A maggior ragione, dal momento che diverranno necessari confronti specifici coi Comuni sulle modifiche delle nuove fasce tributarie che saranno introdotte e incideranno sicuramente sulle tariffe comunali e sulle relative entrate.

In alcuni casi, sul fronte degli aumenti tariffari, abbiamo chiesto ed ottenuto dai Comuni (Granarolo) modalità di restituzione degli aumenti previsti, in particolare per i lavoratori e i pensionati sotto certe soglie di reddito, per ridurre o evitare che paghino sempre le persone che noi rappresentiamo, men che meno i più fragili.

Altri punti rilevanti negli accordi riguardano, in molti casi, l’impegno dei Comuni a redigere il Piano di abbattimento delle barriere architettoniche (PeBa) ma anche, nella stragrande maggioranza dei casi, l’assicurazione che si provvederà alla costituzione di un “Tavolo Anziani”. Come SPI, lo reputiamo uno straordinario strumento di confronto che ci aiuterà, raccogliendo i bisogni delle persone fragili, a conoscere la realtà dettagliata del territorio, in particolare delle persone non autosufficienti.

Potremo cosi discutere, proporre e concordare interventi mirati per meglio tutelare i nostri rappresentati. Insomma, si è di nuovo avviato un lavoro importante, anche se difficile, che ci impegnerà a ottenere risultati concreti per le nostre iscritte e i nostri iscritti anche per il 2022, e sul quale vi terremo aggiornati.

 

Articolo di Fausto Nadalini, segretario dello SPI CGIL Bologna, sul numero di febbraio della SPINTA.


Iniziativa "Il diritto alla fragilità" a Bologna il 20 gennaio

Giovedì 20 gennaio 2022 dalle 14.30 alle 18.30 presso la Sala Tassinari di Palazzo d’Accursio del Comune di Bologna si terrà l’iniziativa “Il diritto alla fragilità” in memoria di Bruno Pizzica.

Di seguito il programma dell’iniziativa:

14.30 – Premiazione bando di tesi anno 2020-2021 “Condizione anziana: azioni di cura e tutela di persone anziane fragili”

Presentazioni delle due tesi di laurea vincitrici dei premi con Bruna Zani, presidente Istituzione G.F. Minguzzi Bologna.

“Burn Out e assistenza domiciliare degli anziani affetti da una malattia neurogenerativa: una ricerca qualitativa” di Sara Brienza (LM Psicologia del lavoro e del benessere nelle organizzazioni, UNITO);

“Indagare la violenza nei luoghi di lavoro: studio pilota condotto nelle CRA della regione Emilia-Romagna” di Roberta Giardino (LM Scienze infermieristiche ed ostetriche, UNIMORE), commenta la tesi il professore Federico Ricci, UNIMORE.

16 – Convegno “Una legge a sostegno della non autosufficienza”

Intervengono

  • Matteo Lepore, sindaco di Bologna;
  • Elly Schlein, vicepresidente regione Emilia-Romagna;
  • Ivan Pedretti, segretario generale SPI CGIL;
  • Antonella Raspadori, segretaria generale SPI CGIL Bologna;
  • Raffaele Atti, segretario generale SPI CGIL Emilia-Romagna.

L’evento sarà trasmesso in diretta sulla pagina Facebook dello SPI CGIL di Bologna.


Contrattazione con i comuni: le nostre proposte innovative

Come SPI-CGIL di tutta la città metropolitana di Bologna ci impegniamo ogni anno per migliorare le nostre comunità attraverso la contrattazione con le amministrazioni comunali. Ecco le nostre proposte.

Ancora una volta, sono costretta ad iniziare partendo dal quadro che la pandemia ci consegna. Nell’Italia del 6 gennaio, il giorno in cui scrivo, abbiamo superato i 200.000 contagi, con una percentuale del 19,28% di positivi e 198 morti. La regione Emilia Romagna è in zona gialla e abbiamo capito tutti che il vaccino, o meglio la terza dose cosiddetta booster, serve per ridurre notevolmente i danni peggiori del virus, anche nel caso in cui le persone vaccinate vengano contagiate.

La pandemia

Il dato ufficiale dell’ISS (Istituto Superiore della Sanità) ci conferma che il rischio di morte per chi non è vaccinato è di 16,6 volte superiore. Nel frattempo, il Governo, con apposito decreto, ha deciso che dal 1° febbraio 2022 entrerà in vigore l’obbligo vaccinale per gli ultracinquantenni (è prevista una multa di 100 euro) e dal 15 febbraio i lavoratori ultracinquantenni dovranno esibire il super green pass.

Obbligo vaccinale

Mi pare che la scelta di dividere i cittadini per età sia stata dettata più da equilibri politici che da reali logiche sanitarie, e credo che le scuole restino un grande punto critico per la capacità di diffusione del contagio che hanno i ragazzi e i bambini, perciò resto convinta che la posizione della CGIL, sostenuta fin da agosto scorso e diventata poi unitaria, sull’obbligo vaccinale per tutti sia stata una grande occasione mancata, di cui purtroppo ne stanno pagando le conseguenze i più fragili e i più esposti.

Dovremo convivere con il Covid?

Tra l’altro prende sempre più piede la teoria che il Covid 19 diventerà endemico, cioè meno grave e farà parte delle nostre vite come i virus stagionali, e il vaccino servirà ancora di
più per abbassarne la diffusione così come saranno determinanti i fattori climatici.

Le nostre proposte

Come avevo annunciato nell’editoriale del mese scorso, lo SPI CGIL di Bologna cerca in ogni suo atto di tener bene a mente le lezioni che ci ha impartito il virus, e in questo caso mi riferisco in particolare alla necessità di cambiare in modo radicale il nostro sistema socio sanitario e assistenziale.

Lo SPI, insieme a FNP e UILP, attraverso le Organizzazioni Sindacali confederali hanno presentato alle controparti, la Conferenza territoriale socio sanitaria metropolitana (CTSSM) e i Distretti socio sanitari, un documento con 21 proposte innovative.

PROPOSTA 1

Realizzare l’integrazione tra le azioni dei professionisti sociali e assistenziali con quelle dei professionisti sanitari all’interno delle case di comunità (ex case della salute), per la gestione della medicina territoriale, telemedicina, teleassistenza e medicina proattiva.

PROPOSTA 2

Definire un progetto di intervento per la prevenzione del processo di decadimento psicofisico degli anziani.

PROPOSTA 3

Definire campagne di informazione sui buoni stili di vita per gli anziani.

PROPOSTA 4

Completamento del numero delle case di comunità previste dalla delibera regionale.

PROPOSTA 5

Prevedere una estensione e un potenziamento delle case di comunità (azione favorita anche da uno specifico progetto PNRR).

PROPOSTA 6

Introdurre nuove figure professionali come psicologo, fisioterapista, nutrizionista ecc. nell’ambito delle attività di prevenzione e di presa in carico per l’assistenza domiciliare e nei servizi residenziali.

PROPOSTA 7

Prevedere risorse ed investimenti per integrare le politiche dei servizi territoriali con quelli dell’abitare solidale e/o del co-housing.

PROPOSTA 8

Ridisegnare l’assistenza domiciliare prevedendo più ore di assistenza individuale ed estendendo la platea dei beneficiari.

PROPOSTA 9

Aumentare i servizi nei centri diurni come il trasporto sociale.

PROPOSTA 10

Le strutture residenziali vanno rese più famigliari, meno spersonalizzanti e standardizzate.

PROPOSTA 11

Controllo strutturale da parte dei Comuni sulle case famiglia.

PROPOSTA 12

Progetto di coinvolgimento e presa in carico dei care giver, che si prendono cura di un famigliare disabile.

PROPOSTA 13

Inserire nel sistema le assistenti famigliari (badanti).

PROPOSTA 14

Costituire un albo delle badanti.

PROPOSTA 15

Risposta immediata ai bisogni dei cittadini da parte degli sportelli sociali.

PROPOSTA 16

Risolvere il problema della carenza di MMG (medici di famiglia).

PROPOSTA 17

Affrontare il tema della riorganizzazione della rete ospedaliera per utilizzare al meglio le risorse del PNNR.

PROPOSTA 18

Definire subito i posti letti “OSCO” per coloro che hanno bisogno di assistenza potenziata come i malati cronici senza essere “ospedalizzati”.

PROPOSTA 19

Formare i professionisti (medici di base e infermieri) per strutturare il servizio di telemedicina e di teleassistenza nelle case di comunità.

PROPOSTA 20

Assegnare un ruolo centrale all’assistenza delle persone.

PROPOSTA 21

Assumere personale sanitario utilizzando indirettamente le risorse del PNRR.

Sono proposte che intendiamo portare avanti e che cambierebbero molto il nostro sistema, a partire da un serio investimento sulla prevenzione fino al superamento del modello “standardizzato” nelle strutture per anziani.

Concludo con una riflessione sulla pandemia che riguarda l’immunologa Antonella Viola, vittima di brutali minacce per aver dichiarato la necessità di vaccinare i bambini.

Se la stessa professoressa lo avesse sostenuto quando la mia generazione si metteva in fila a scuola per ingoiare uno “zuccherino amaro” contro la poliomielite, avrebbe ricevuto i ringraziamenti di milioni di genitori. I tempi cambiano, ma il discernimento, cioè il criterio di valutazione sul piano morale e intellettuale non può essere cancellato.

Ci vuole Rispetto per chi s’impegna e ha maturato un’esperienza nel proprio lavoro, vale per la comunità scientifica, la badante, il professore, l’operaio ed anche per il sindacalista.


Raggiunto accordo con il Comune di Valsamoggia sul Bilancio previsionale 2022

COMUNICATO STAMPA

“Siamo molto soddisfatti di aver raggiunto l’accordo con il Comune sul Budget 2022. Con questa intesa Valsamoggia si conferma progressiva e progressista e si candita a diventare la porta d’ingresso strategica per la sostenibilità ambientale e la tutela dei più deboli nella Regione dei diritti e del lavoro, anche in tempi di emergenze e paura come questi.”

Il patto sul bilancio 2022, si articola con una road map che prevede una serie di incontri scadenzati per utilizzare al meglio tutte le risorse disponibili.

Tra i punti principali dell’accordo:

  • una coerente conferma della progressività fiscale con particolare attenzione per i redditi fissi a partire da coloro che guadagnano meno;
  • viene rilanciata la lotta all’evasione fiscale anche attraverso l’allargamento dell’utilizzo dell’ISEE;
  • una negoziazione d’anticipo sugli effetti della nuova TARI, anche monitorando il nuovo appalto ATERSIR a partire dalla sicurezza sul lavoro;
  • la conferma della sostanziale riduzione delle rette relative al servizio nido;
  • il potenziamento delle funzioni associate in Unione aumentando l’offerta di servizi per i cittadini;
  • uno specifico fondo dedicato al progetto fragilità ed al piano PEBA anche attraverso uno specifico sportello dedicato all’abbattimento delle barriere digitali;
  • maggiori investimenti sul sociale, diritto il cui accesso in Valsamoggia sarà sempre più garantito in chiave universalistica;
  • investimenti sulla sicurezza percepita, attraverso la conferma di uno specifico accordo sindacale, rimborsando le cittadini ed i cittadini che subiscono furti o scippi;

Vogliamo inoltre sottolineare il percorso virtuoso di partecipazione attiva nel merito e nel metodo che da anni contraddistingue le relazioni sindacali in questo Comune ed i questa Unione. Chiediamo alla politica di non tirarci per la giacca in polemiche inutili e pretestuose, in periodi come questi in cui il sindacato confederale è spesso sotto attacco dentro e fuori i palazzi del potere.


Caffè amaro bollente - La vicenda della SA.GA. Coffee di Gaggio Montano

Articolo di Antonella Raspadori e Paola Quarenghi per il mensile La Spinta

Parliamo della SA.GA Coffee di Gaggio Montano, una vicenda ormai tristemente nota nel nostro territorio, con Laura Borelli, una delle protagoniste della “resistenza” ormai eroica del presidio a difesa della fabbrica e dell’occupazione di oltre 200 lavoratrici e lavoratori.

La SA.GA Coffee è un’azienda che impiega circa 220 lavoratori, di cui l’80 percento sono donne. Come avete vissuto l’annuncio di Evoca SpA (multinazionale italiana proprietaria dell’azienda n.d.r.) di dismissione del sito produttivo e della sua delocalizzazione?

Innanzitutto, una grande delusione, una vera doccia fredda, perché abbiamo capito che la nostra produzione di macchine da caffè professionali, non macchinette qualunque, l’avrebbero di fatto spostata in Valbrembo,
in Spagna e in Romania, e che il nostro marchio, SAECO, nato a Gaggio Montano, sarebbe stato di fatto “rubato”. Un’ulteriore delusione, dopo quella già vissuta da tanti di noi 5 anni fa, a causa dei 273 licenziamenti di Philips. Ma noi non ci siamo perse d’animo, e abbiamo organizzato sin da subito una vera e propria lotta di resistenza sul posto.

A Primo Sacchetti (FIOM Bologna) chiediamo:

La FIOM di Bologna, che si è sempre impegnata per garantire il mantenimento di questo sito produttivo, ha reagito immediatamente, sia organizzando insieme ai lavoratori un presidio permanente, sia chiedendo l’attivazione di un tavolo di crisi in Regione. Sono intervenuti molti rappresentanti delle istituzioni, dal presidente della Regione, al sindaco della città metropolitana, a parlamentari e sindaci della zona.
Da ultimo, sabato 11 dicembre, ha incontrato i lavoratori il Ministro Orlando. Tutti hanno garantito il loro sostegno per trovare una positiva soluzione al problema. Oggi, abbiamo qualche prospettiva di uscita da questo tunnel?

All’annuncio dell’azienda di chiusura della produzione nel marzo 2022 e del sito nel dicembre 2022, l’assemblea, giudicando tale decisione inaccettabile, ha organizzato il presidio, che è ormai al trentacinquesimo giorno (ad oggi, 9 dicembre). Subito, la regione Emilia Romagna, nelle persone del presidente Bonaccini e dell’assessore Colla, hanno reagito energicamente nei confronti di Evoca. Il 19 novembre abbiamo chiamato tutte le istituzioni al presidio, e la Regione si è impegnata formalmente, per dare una risposta, al fine di salvaguardare sia il sito, sia l’occupazione. Pochi giorni fa, abbiamo appreso dell’interessamento per l’azienda di un imprenditore brianzolo, che incontreremo il 16 dicembre in Regione.
I nostri obiettivi rimangono sempre gli stessi: capire il progetto industriale per salvaguardare il sito, conoscere l’entità degli investimenti per l’occupazione… Ringraziamo i nostri interlocutori, condividendo una testimonianza del sostegno che lo Spi Cgil, sempre vicino a chi si trova in difficoltà, ha voluto dare a lavoratori e lavoratrici in presidio, al fine di rendere meno dura la loro permanenza in questa stagione inclemente: lo scambio di mail tra la nostra segretaria territoriale Spi Bologna, Antonella Raspadori, e
Primo Sacchetti, Fiom Bologna.

 

*disegno di Gianluca Costantini


L'impegno contro le morti sul lavoro #anchequestoèlospi

#anchequestoèlospi è un viaggio nel mondo delle Leghe dello SPI CGIL Bologna. Un modo per raccontare una comunità che si spende ogni giorno per migliorare la vita delle persone che la circondano.

Il nostro viaggio oggi fa tappa a Crevalcore.

La tragedia delle morti sul lavoro non si ferma anche in Emilia-Romagna. Lo SPI ha voluto ricordarlo con un atto simbolico. A Crevalcore nasce per volontà dello SPI il monumento dedicato ai caduti sul lavoro. La scultura alata, realizzata gratuitamente dallo sculture Annibale “Lucio” Passarini nasce per volontà dello SPI di ricordare l’incidente ferroviario avvenuto il 7 gennaio 2005 alla stazione di Crevalcore che provocò 17 morti. Quella carneficina è monito per non dimenticare che ogni giorni muoiono tanti lavoratori e lavoratrici sui luoghi di lavoro.

Il monumento è stato donato al Comune di Crevalcore e alla sua cittadinanza per non dimenticare che il lavoro dignitoso e sicuro è un diritto che va salvaguardato. In questa battaglia lo SPI c’è.

Diritto al lavoro è diritto alla vita.


I corsi per la digitalizzazione della Lega Savena #anchequestoèlospi

#anchequestoèlospi è un viaggio nel mondo delle Leghe dello SPI CGIL Bologna. Un modo per raccontare una comunità che si spende ogni giorno per migliorare la vita delle persone che la circondano.

Il nostro viaggio oggi fa tappa a Savena.

Tutti i giorni nelle nostre sedi i nostri volontari e collaboratori accolgono centinaia di persone, offrendo servizi previdenziali, assistenziali, fi scali e di tutela dei diritti.

Nella lega dello SPI CGIL del quartiere Savena, come in tutte le altre leghe del territorio bolognese, oltre ad accogliere le persone ed aiutarle nelle richieste di prestazioni come l’invalidità civile o gli assegni familiare, si organizzano brevi corsi formativi per la facilitazione digitale e l’utilizzo dello SPID.

Perché tutti devono avere la possibilità di utilizzare gli strumenti informatici per accedere ai servizi della Pubblica Amministrazione e della Sanità.

Il sindacato che ti da una mano.

SCOPRI TUTTE LE SEDI DELLO SPI CGIL BOLOGNA!

Inaugurazione nuova sede San Lazzaro di Savena

Venerdì 26 novembre alle ore 10.30 verrà inaugurata la nuova sede della Camera del Lavoro metropolitana di Bologna a San Lazzaro di Savena.

La CGIL e lo SPI di Bologna inaugureranno una nuova sede in Via Emilia 249/B a San Lazzaro di Savena, testimonianza di un impegno concreto della volontà di stare sempre più vicino ai lavoratori e pensionati delle nostre comunità.

La nuova sede permetterà agli iscritti e alle iscritte della zona di poter accedere ai servizi fiscali, previdenziali e all’assistenza sindacale individuale e collettiva.

Saranno presenti all’inaugurazione:

Ivan Pedretti, Segretario Generale SPI CGIL Nazionale;
Maurizio Lunghi, Segretario Generale CDLM di Bologna;
Antonella Raspadori, Segretaria Generale SPI CGIL Bologna;
Isabella Conti, Sindaca di San Lazzaro di Savena.

La nuova sede si aggiunge al lunghissimo elenco dei nostri uffici sul territorio della città metropolitana di Bologna.

In ottemperanza alle disposizioni governative vigenti sarà possibile accedere solo in possesso di GREEN PASS.

Scarica il volantino!