La Pink Tax è una tassa invisibile all’occhio, ma molto nota al portafoglio, e consiste in un prezzo maggiorato per tutti quei prodotti destinati al pubblico femminile.

Si tratta di una scelta di marketing basata su uno stereotipo di genere che vede la donna come una consumatrice con molto più tempo libero che spende soldi che non guadagna, si tratta di una figura lontana dalla realtà, ciononostante, è sufficiente mettere in vendita un prodotto femminile per renderlo automaticamente più costoso di uno perfettamente identico rivolto al consumatore maschile.

Il prodotto è lo stesso, il marchio, la qualità, le caratteristiche: cambia solo il soggetto a cui è destinato! Le donne, quindi, sono costrette a pagare di più per avere gli stessi identici prodotti degli uomini. Nel 2015 il Dipartimento degli Affari dei Consumatori di New York ha svolto una ricerca sulla differenza di prezzo di vari prodotti.

Alcuni esempi

È emerso, ad esempio, che nel mercato dei giocattoli alle bambine sono riservati giochi che costerebbero il 7% in più rispetto agli equivalenti per i maschietti. I prodotti per l’igiene personale, invece, costerebbero il 13% di più per le donne. In quest’ultimo caso, rientra la c.d. Tampon Tax, ovvero il mantenimento dell’Iva al 22% (ora abbassata solo fino al 10%), alla pari dei beni di non prima necessità; contrariamente ai rasoi maschili per i quali l’Iva è calmierata al minimo, il 4%.

Attenzione però esiste anche una Blu Tax per gli uomini, meno sentita e meno presente, ad esempio, gli uomini pagano gli articoli sportivi l’8% in più rispetto alle donne.

Ma perché tutta questa differenza? La risposta è semplice e il mondo del marketing la conosce bene: le donne acquistano maggiormente di impulso e tendono a spendere mediamente di più rispetto agli uomini. Tuttavia, dovremmo ricordare che chi spende di più e tende maggiormente all’acquisto ha anche un maggiore potere contrattuale, come consumatrici.

Ciò significa che tutte le nostre scelte al momento di fare la spesa spesa, spostano denaro e influiscono di conseguenza sulle scelte commerciali delle aziende.

Alcuni consigli

Alcuni consigli per difenderti dalla tassa rosa:

– Compara i prezzi: nei negozi, dove i reparti uomo e donna sono separati, è più difficile, ma online bastano un paio di clic per capire se c’è odore di Pink Tax;
– Raffronta i modelli: a volte non è facile capire dov’è la fregatura, se ti sembra che ci sia un rincaro ingiustificato, solo perché cambia il colore o qualche piccolo dettaglio, forse sei di fronte alla tassa rosa. Ad esempio, il packaging dei prodotti destinati alle donne sono rosa o con tinte brillanti o pastello che invogliano molto di più all’acquisto rispetto ai colori scuri e meno brillanti;
– Fidati del tuo istinto: sei indecisa tra un vestito nero o colorato. In teoria, quello colorato dovrebbe costare meno; i colori basic delle collezioni permanenti di solito costano un po’ di più dei colori strani di stagione.