Già l’otto marzo del 1945, nelle parti d’Italia liberate con la sconfitta del nazifascismo, la celebrazione della Festa italiana della Donna rivide la luce dopo decenni di oscurità.

Nel Paese, la giornata storica in cui le donne rivendicano le conquiste per i diritti, le battaglie vinte e da vincere, venne soppressa dal regime fascista. Ma le donne, fra le macerie della guerra, continuarono nella clandestinità a mantenere vivo quel seme, germoglio per le future generazioni.

Questa equivalenza, la volontà di riscatto femminile, si concretizzò in quelle donne che fecero la Resistenza e nelle numerose altre su cui gravò il peso di una realtà disgregata da lutti e rovine, creando le condizioni di un loro pieno riconoscimento nella società civile. Riflettendo su tutto ciò, è lecito chiedersi: oggi, nel vortice epocale del Coronavirus, la storia si sta ripetendo, pur in forme diverse?

Attraverso quale comparazione dobbiamo osservare il “logo” dell’otto marzo, simbolo della realtà femminile? Non ci sono eserciti schierati, ma è indubbio che abbiamo vissuto una
sorta di terza guerra mondiale, apertamente non dichiarata. Ricade sui più deboli e in particolar modo, come sempre, chiama in causa la fragilità della condizione femminile.

Protagoniste di una storia

Anche la pandemia di allora fu crudele, ma riconoscibile, la si potè combattere, pur se a costi di sacrifici umani, differentemente da quella attuale, subdola e sfuggente. Anche questa sta lasciando macerie, toglie libertà, mina la convivenza e la nostra fiducia, tenta di scolorire i ciclici appuntamenti come quello della mimosa che per lungo tempo, sino ad oggi, ci hanno
rassicurato sulla tenuta della democrazia.

Ancora una volta, sono state protagoniste dell’odierna Resistenza le donne, negli ospedali, nei luoghi di lavoro, nelle famiglie, nell’assistenza.
Sono un punto di riferimento, ora come allora. La pandemia non conosce la storia, ma riesce a fare quanto la “bestia” feroce del secolo scorso. Oscurando la Festa Internazionale delle donne, in realtà cede ad ognuna di esse, nel loro agire quotidiano, tra le pieghe della vita sociale, il compito di tenere viva e forte la loro identità. Allora, pur tra mille difficoltà, ogni giorno è un Otto Marzo!

Articolo di Renzo Fantoni per la Spinta