Ciò che sta subendo il popolo palestinese a Gaza rappresenta una delle pagine più vergognose e disumane della storia dell’umanità. Non ci sono più parole per descrivere l’angoscia che ci suscitano le immagini di devastazione delle case e degli ospedali, le lunghe file di camion a cui viene impedito di entrare, e che restano giorni e giorni in attesa di poter distribuire gli aiuti umanitari necessari alle migliaia di bambini, di donne e di uomini che rischiano di morire di fame. Non si può esprimere l’orrore e la pena che proviamo leggendo il lunghissimo elenco di bambine e bambini morti o resi invalidi a causa delle bombe, dei raid e degli attacchi dell’esercito israeliano.

Se l’ex premier israeliano Ehud Olmert dichiara che Israele a Gaza sta compiendo azioni molto vicine ad un crimine di guerra e che Netanyahu sta conducendo una guerra in cui non ha alcuna possibilità di salvare gli ostaggi e se lo scrittore israeliano Grossman, pochi giorni fa, arriva a dire che davanti a tanta sofferenza il fatto che questa crisi sia stata iniziata da Hamas il 7 ottobre è irrilevante, significa che il Governo Israeliano ha già oltrepassato ogni limite. Stiamo assistendo ad un genocidio. Siamo di fronte all’intollerabile.

Nella vicenda israelo-palestinese siamo di fronte ad un salto di scala nella violentissima aggressione ad un intero popolo, che non riguarda solo Gaza e la Palestina. Il rischio evidente è che si riproponga nella storia dell’umanità il fatto che non siano il diritto internazionale umanitario e i diritti umani a determinare il destino dei popoli, ma la forza, la prepotenza e la volontà prevaricatrice, a partire da interessi che rispondono ad altri principi.

Affamare un popolo ha significati e implicazioni molto precise: si priva un popolo della propria immagine morale agli occhi del mondo, rendendolo totalmente impotente e succube, in totale balia della violenza prevaricatrice dei più forti. Un popolo derubato della propria dignità che potrebbe essere addirittura deportato altrove. Non siamo purtroppo lontani dalla più grandi e folli tragedie del secolo scorso!

E’ perciò necessario intensificare ogni sforzo, ad ogni livello e ovunque nel mondo, per mobilitarci a fianco del popolo palestinese e far cessare questo orrore, a partire da:

  • la ferma condanna della scelta del Governo Meloni di votare in Europa contro le sanzioni nei confronti di Israele e la revisione dell’accordo di associazione dell’Unione Europea con Israele, alla luce delle gravi violazioni del diritto umanitario a Gaza;
  • la necessità di spingere laCESa sostenere in tutta Europa la mobilitazione delle Organizzazioni sindacali, con manifestazioni nelle principali città europee, per chiedere il cessate il fuoco immediato e per manentea Gaza; la condivisione delle importanti risoluzioni approvate nella Conferenza di metà mandato della CES Belgrado, lo scorso 20-21 maggio 2025; in tal senso è rilevante anche la presa di posizione del Sindacato mondiale ITUC, con la richiesta di un’azione urgente per porre fine alla catastrofe umanitaria a Gaza;
  • il sostegno a tutte le iniziative di mobilitazione, nel nostro territorio e nel Paese, che abbiano come obiettivo fermare lo Stato di Israele;
  • l’appoggio ad ogni espressione della volontà di pace e non violenza ed alle mobilitazioni che si manifestano in Israele, sino ad oggi duramente represse dal governo Netanyahu.

La Segreteria della CDLM-CGIL di Bologna, sulla base del mandato ricevuto dall’Assemblea Generale, impegna tutta l’organizzazione per la riuscita dell’importante Marcia nazionale da

Marzabotto a Monte Sole”SAVE GAZA” del prossimo 15 Giugno, assumendo pienamente gli obiettivi alla base di quella mobilitazione:

  • la richiesta al Governo italiano e alle Istituzioni Europee:di sospendere la cooperazione militare e l’Accordo di Associazione UE-Israele, sino a quando non siano cessate le violazioni dei diritti umani e dell’occupazione; di ripristinare il sostegno all’UNRWA per l’assistenza ai profughi palestinesi; l’immediato riconoscimento dello stato di Palestina; di chiedere la convocazione di una conferenza pace sotto l’egida delle Nazioni Unite.
  • azioni oggi necessarie per: porre fine ad ogni tipo di violenza, a Gaza, in Cisgiordania, a Gerusalemme, in Israele; ottenere l’immediato cessate il fuoco nella Striscia di Gaza; la liberazione degli ostaggi e dei prigionieri; garantire assistenza alla popolazione civile palestinese; fermare la deportazione della popolazione palestinese e il piano di invasione di Gaza.