Finalmente la CGIL ha concluso il suo lungo percorso congressuale, iniziato ad ottobre 2022 con ben 312 assemblee dello SPI sul territorio metropolitano.

I congressi sono stati una fucina di analisi sindacali, di idee, di proposte, di discussioni, di iniziative politiche. In ogni intervento di delegati, di attivisti dello SPI, di studenti è stata raccontata la storia di battaglie, di sconfitte e di vittorie, di passi avanti e anche di retrocessioni, senza però darsi mai per vinti. Nei tasselli di questo grande puzzle, ritroviamo le trasformazioni che ha subito il mondo del lavoro, i problemi dei giovani costretti ad accettare lavori precari, delle persone anziane, fragili e sole che hanno bisogno di aiuti e di sostegno, degli studenti universitari in cerca di alloggi e di identità. Nelle decine di testimonianze, si ricompone il quadro di un’Italia che si impegna per mantenere viva la speranza e che continua a cercare la strada per il futuro. Nelle parole di chi è intervenuto hanno ripreso corpo e orgoglio la difesa dei valori democratici e costituzionali, la voglia di lottare per una società più equa e più giusta e la passione verso quegli ideali di solidarietà, di mutuo soccorso, di fratellanza e sorellanza e di umanità che sono la materia prima di cui è costituita la CGIL, di cui possiamo andare fieri. Nella relazione del segretario generale Ivan Pedretti, al congresso dello SPI Nazionale, sono state proposte le azioni prioritarie che il sindacato dei pensionati intende realizzare nei prossimi mesi.

I temi fondamentali

Cinque temi fondamentali che compongono un programma di lavoro e di lotta intenso, impegnativo, ma significativo per gli elementi di sfida e di cambiamento che lo SPI mette al centro della sua azione politica. Il primo riguarda la costruzione di una grande mobilitazione per la pace, in grado di coinvolgere pensionate e pensionati europei a sostegno delle iniziative contro la guerra di aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina. Il secondo riguarda l’impegno costante per realizzare concretamente la legge sulla non autosufficienza che, anche per merito di una raccolta di oltre un milione e mezzo di firme nel 2019, è finalmente approdata in Parlamento. Ora dobbiamo ottenere una buona legge: servono risorse adeguate per garantire su tutto il territorio nazionale l’implementazione strutturale di servizi rivolti alle persone non autosufficienti e alle loro famiglie, così come vanno previste agevolazioni fiscali per chi sostiene le spese per l’assistente famigliare che si prende cura, a domicilio, della persona malata. Il terzo tema è rivolto alla salvaguardia del reddito da pensione. Le pensioni italiane, le più tassate d’Europa, hanno subito dal Governo Meloni un taglio di risorse destinate alla rivalutazione delle pensioni di circa 3,5 miliardi di euro. Così stritolato dai danni permanenti di un fisco iniquo e sempre meno progressivo, e da una riduzione dei necessari adeguamenti al costo della vita, il reddito da pensione diventa sempre più inadeguato all’ esigenza di garantire, nel tempo, una vecchiaia dignitosa: l’aumento della speranza di vita rischia di tradursi in un allungamento del periodo di sofferenza per uscire dalle difficoltà economiche. Il quarto e il quinto tema rappresentano, per me, le due questioni più spinose e brucianti di questa piattaforma rivendicativa “ideale”, che ha bisogno delle gambe di milioni di pensionati e pensionate per poter camminare verso obiettivi concreti. Il progetto della destra al Governo di riscrivere la Carta Costituzionale entra direttamente in rotta di collisione con i nostri valori. Non possiamo accettare che vengano destrutturati, o peggio cancellati, i principi costituzionali che riguardano sia il ruolo del Parlamento, ridimensionato e depotenziato con l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, sia la definizione dello Stato unitario, che sarebbe messa in discussione da una idea di autonomia differenziata che aumenterebbe il divario tra nord e sud e le diversità di esercizio dei diritti da parte dei cittadini tra le varie regioni. Del resto, quando viene sbandierata l’esigenza di introdurre “le cosiddette riforme”, bisogna sempre chiedersi a chi servano. Togliere di mezzo il Parlamento, che rappresenta un vincolo democratico, serve alla destra che predilige il modello politico di “un uomo solo al comando con pieni poteri”, mentre l’autonomia delle Regioni rappresenta il tratto distintivo della Lega, che accarezza il sogno di indipendenza delle sue roccaforti del Nord, soprattutto Lombardia e Veneto. Questo disegno si tradurrebbe, invece, in un disastro per i cittadini italiani, che di tutto hanno bisogno, meno che di regimi autoritari e di spaccature e caos istituzionale. Il quinto tema, ritengo sia il più urgente, ineludibile e di vitale importanza: la difesa del sistema sanitario pubblico e universale. La CGIL deve mobilitare, con assemblee sui luoghi di lavoro e sul territorio, lavoratrici, lavoratori, pensionati e pensionate per rivendicare lo stanziamento di risorse economiche a sostegno delle prestazioni e dei servizi sanitari pubblici, per assumere personale negli ospedali e per la medicina del territorio. È urgente perché non possiamo ignorare gli enormi danni provocati dal Covid 19, le difficoltà, i ritardi, la mancanza di medici di famiglia, le interminabili ore di attesa nei pronto soccorso per mancanza di operatori e di letti, le lunghe liste di attesa per visite specialistiche, esami diagnostici e interventi chirurgici. La situazione è grave, anche nella nostra Regione, anche a Bologna, e con la salute non si scherza, è un bene primario. Quindi, mobilitazione forte, organizzata e di massa come nel 1978 ai tempi della legge 833, la riforma sanitaria che cancellò le mutue e la vergognosa sanità di classe che rappresentavano.
Torna a fischiare il vento, e fra poco infurierà anche la bufera, come nella famosa canzone dei partigiani. Le nostre scarpe non sono più rotte, ma la fase è difficile, e lo scoramento è dietro l’angolo, eppure dobbiamo andare avanti con forza e coraggio: abbiamo il compito di mettere in salvo le migliori conquiste che siamo riusciti ad ottenere nel secolo scorso.

Articolo di Antonella Raspadori, segretaria generale dello SPI CGIL Bologna, che puoi trovare sulla SPINTA di aprile.